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Sì, parlo proprio di lui. Il pianista capellone che ritrovo ormai su tutti gli scaffali di musica classica quando vado a cercare qualche novità. Nella rigida separazione dei generi musicali che viene applicata negli scaffali dei negozi di musica, Feltrinelli per citare il più frequentato da me, Giovanni Allevi precede di poco Johann Sebastian Bach. In genere si diventa classici dopo la propria morte e alcuni ci mettono un bel pezzo prima di farlo. Questo per gli autori, ovviamente. Per gli esecutori la strada è più rapida. Ma qui, parliamo degli specialisti del repertorio classico. Se uno fa musica d’intrattenimento, alla Stephen Schlaks per intenderci, in genere trova posto nella collezione accanto. Giovanni Allevi non sembra uno che si tiri indietro e l’enormità della propria fama non lo spaventa affatto. Riempie le sue performance dal vivo pur richiedendo biglietti consistenti e cashet adeguati alla sua notorietà. Il ridanciano novello Mozart mi ha commosso durante una intervista che mi è capitato di vedere tempo fa nella quale racconta quando, sul palcoscenico di una recita scolastica delle elementari, se non dell’asilo, non ricordo bene, invece di svolgere la parte di recitazione che gli era stata assegnata, si diresse verso il pianoforte presente sulla scena e, non avendo mai studiato lo strumento, imbastì l’esecuzione di un brano di Mozart, lasciando ovviamente stupefatto il pubblico (questo lo raccontava alla lettera lui stesso condendolo di pudiche risatine). Avete capito quale destino si preannunciava per questo giovane slanciato e boccoluto? Torno al punto. Che sia osannato da folle plaudenti e anche, si potrebbe pensare, da amici di qualche potere nel campo della politica con riflessi nel mondo artistico, nulla di male. Ma perchè debordare dal settore pop o jazz o rock (o che altro è) nel settore della musica classica non lo capisco proprio. Perchè dirigere una orchestra di classica nell’emiciclo del Senato della Repubblica Italiana con gesti direttoriali che sfioravano il comico (non essendo evidentemente suo mestiere). Perchè soprattutto offendere l’intelligenza di quel pubblico della classica che riconosce immediatamente la differenza tra un musicista tecnicamente abile, ma normalmente sottopagato, che dopo anni di Conservatorio e di master non riesce a trovare uno straccio di stipendio e un furbo venditore di pianistiche melensaggini con una parlantina sciolta ma pseudo-incespicante? Suonare con una orchestra (Evolution, 2008) non basta per definirsi autore di musica classica moderna, come invece pare che faccia (vedi link alla voce relativa di Wikipedia)
Mi rendo conto che questo giudizio non piacerà a tanti e a tante, sinceramente convinti che il buon Allevi suoni brani di musica classica. E devo dire che ne incontro spesso! Te lo confessano in maniera complice che loro ammirano Allevi. E non sei anche tu del gruppo? No. Non sono del gruppo. Sono convinto che fin quando Allevi sta nel settore di banco vendita che gli compete va benissimo. Ma trovarlo prima di Bach, lo confesso, mi procura qualche problema. Le contaminazioni tra generi vanno bene se sono artisticamente produttive (che so, il Trio Lussier che reinterpreta Bach in jazz), ma non quando sono delle mistificazioni o non esistono proprio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Allevi