Uno speciale Concerto allo Showville : quattro pianiste, due pianoforti e l’Orchestra Sinfonica Metropolitana di Bari.

Siamo da poco tornati da un Concerto veramente speciale che si è tenuto allo ‘Showville’ di Bari.

Introdotto dall’Ouverture del ‘Così fan tutte’ di Mozart l’OSMB, brillantemente diretta dal M° Giovanni Pelliccia (che abbiamo ospitato in una delle esibizioni molesi del 2015 con il Ponte di Eraclito), il programma ha presentato la particolarità di due Concerti per Due Pianoforti e Orchestra consecutivi offerti all’ascolto di un pubblico numeroso e attento.

Nel ‘Concerto in mi maggiore’ di Mendelssohn si sono esibite Gemma Dibattista e Marilena Liso, entrambe docenti del Conservatorio di Bari, con una interpretazione fluida e molto apprezzata.

Il ‘Concerto in re minore’ di Francis Poulenc è stato magistralmente interpretato da Gianna Valente e Imma Larosa, anche loro docenti del Conservatorio di Bari. Si tratta di un Concerto dalle sonorità singolari, non frequentemente eseguito, che fu dedicato dall’autore alla Principessa di Polignac con una prima al Teatro ‘La Fenice’ nel 1932. Estremamente impegnativo sia per le pianiste che per l’Orchestra con un terzo movimento che richiede una particolare consonanza tra orchestra e pianoforti. Come al solito Gianna Valente eccelle in tecnica e interpretazione: viene indubbiamente da un altro pianeta, quello dei ‘grandi della tastiera’.

Interessanti anche i bis offerti dalle coppie di pianiste, e particolarmente un brano per due pianoforti del M° Raffaele Gervasio e quello appositamente scritto per l’occasione dal M° Nicola Scardicchio (per due pianoforti a quattro mani, otto mani in tutto!).

Eccellente la prova dell’Orchestra, con la Direzione Artistica dell’ottimo M° Marco Renzi.

Concerto Doppio per Nilla Pappadopoli e i suoi musicisti

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La serata di lunedì 11 giugno 2012 presso il Teatro Niccolò van Westerhout di Mola di Bari ha visto un evento veramente speciale prendere forma davanti a un pubblico curioso e attento. Un Concerto Doppio non per la presenza di un doppio solista come si potrebbe intendere, ma per la insolita compresenza di due formazioni dirette entrambe dallo stesso Direttore, il M° Nilla Pappadopoli, promotrice della formazione sinfonica Orchestra Harmoniae e della Orchestra di Fiati Femminile ‘Reggimento di Donne’ che si sono esibite rispettivamente nella prima e seconda parte dell’evento.

L’Orchestra Harmoniae e la solista d’eccezione M° Giovanna Valente hanno eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra n.12 – K414 in La maggiore di Mozart con una perfetta sinergia manifestatasi in dialoghi stringenti tra lo strumentale e il solista che hanno incantato il pubblico. Questo concerto, parte della triade K413-414-415 che Mozart compose per il pubblico viennese nel 1782-83 e si dice abbia voluto dedicare a Johann Christian Bach, si sviluppa con un approccio quartettistico nell’esposizione del primo tema dell’Allegro che lascia comunque spazio al pianoforte con cadenze ampie e brillanti. L’Andante di carattere intimo e raccolto è stato trattato con raffinata sensibilità, cedendo alla fine al trionfo del Rondeau-Allegretto finale in cui solista e orchestra hanno dialogato in maniera impeccabile fino alla chiusa finale.

esecuzione disponibile su YouTube

I. Allegro

II. Andante

III. Rondeau.Allegretto

La seconda parte dell’evento è stata costituita dal battesimo in prima assoluta del neonato ensemble di fiati ‘Reggimento di donne’, un nome che è stato scelto dalle musiciste per rendere omaggio a una marcia brillante composta da Nicola Abbate, musicista pugliese di fine Ottocento, brano la cui fortuna sarebbe stata modesta nel repertorio bandistico ‘maschile’ a causa (chissà perchè poi?) del nome femmineo. Nonostante il dichiarato ‘tema femminile’ dell’Orchestra di Fiati, composta esclusivamente da musiciste tutte diplomate nei Conservatori di Puglia, e alcune di loro titolate con specialistica e master nel proprio strumento, e diretto da un Maestro donna, vale la pena citare il ruolo fondamentale svolto nella nascita e nell’organizzazione della band da esponenti del sesso maschile come il M° Stefano Augelli, il M° Nicola Cotugno e il M° Nicola Scardicchio, a vario titolo sostenitori della femminina impresa. La particolarità dei Fiati Femminile è costituita dal fatto che alcuni strumenti, come il basso americano e il flicorno, non sono tecnicamente adatti alla costituzione femminile e inoltre la disponibilità di strumentiste di sesso femminile di formazione adeguata è ancora assai limitata. Quindi l’idea del M° Pappadopoli e M° Donnaloia risulta essere una interessante innovazione nel panorama musicale pugliese.

Con Reggimento di Donne di Abbate si è quindi aperto il programma, cui è seguito il tema di Romeo and Juliet di Nino Rota, e  la Rotiana, un affascinante rievocazione di temi da film di Nino Rota trattati specificamente per l’Orchestra di fiati da un vero continuatore dell’opera rotiana quale Nicola Scardicchio. La Danza e la Gazza Ladra di Gioacchino Rossini non hanno mancato di innalzare la temperatura del pubblico a livelli febbrili con scrosci di applausi ripetuti e prolungati. Le musiciste hanno bissato con un brano di DiCapua e l’istituzionale Inno di Mameli.

In un discorso di apprezzamento finale, condotto dal Sindaco di Mola Stefano DiPerna e dall’Assessore alla Cultura Vito Carbonara, entrambi entusiasti promotori della nascita di questa formazione innovativa, è stato rilevato come, oltre alla bravura delle musiciste, sia risultata apprezzabile la loro indubitabile bella presenza, un Reggimento di fronte al quale non si può che mettersi sull’attenti (questo non è un commento del Sindaco, ma mio!).

Un discorso a parte merita la principale artefice della serata, il M° Nilla Pappadopoli, la cui attività di musicista si è nel corso del tempo estesa a tutti i possibili ambiti dell’attività musicale costantemente distinguendosi per il carattere energetico e propositivo della sua azione. Insofferente a qualsiasi convenzione e limitazione, nel tempo Nilla Pappadopoli si è esibita come solista e in duo pianistico, diretto Cori di voci adulte e bianche, organizzato Stagioni Concertistiche per il Comitato Diffusione Cultura Musicale di Mola che da anni presiede. Nel corso degli ultimi anni, sotto la guida del M° Scardicchio, si è dedicata con crescente successo all’attività di direzione orchestrale. Insomma, una vita vissuta con la Musica, per la Musica e dentro la Musica. Un piccolo ciclone ‘musicale’ dal cui entusiasmo è difficile rimanere non contagiati.

Orchestra Harmoniae

pianoforte: Giovanna Valente

direttore: Nilla Pappadopoli

violini I (Alessandro Cazzato-spalla, Antonella Altamura, Dominga Mastrorocco, Vincenza Romano, Fabiana Ulivo), violini II (Grazia Castagna, Aurora Amoruso, Miryam Marcone, Maria Cristina Buono), viole (Giovanni Saitta-spalla, Fabiana  Bruni), violoncelli (Vincenzo Raimondi-spalla, Francesco Tanzi), contrabbasso Angelo Cito,  oboi ( Miryam Soricaro, Vittoria Blonda), corni (Vitalba Siliberti, Francesco Cecere).

Orchestra di Fiati Femminile ‘Reggimento di Donne’

direttore: Nilla Pappadopoli

capobanda: Mariella Donnaloia

flauto (Aurora Mincuzzi), ottavino (Marina Semeraro), oboe (Miryam Soricaro, Vittoria Blonda) clarinetto piccolo (Anna Romito),   clarinetto (Clara de Trizio, Francesca Taurisano, Elena Baccaro, Noemi Taurisano), clarinetto basso (Lidia Valerio), sassofono soprano (Angela Colucci), sassofono tenore (Mariella Donnaloia),  sassofono baritono (Vincenza Nistri), tromba (Giovanna Bianchi, Pamela Catucci), trombone (Vincenza Gaio), corno (Vitalba Siliberti), percussioni (Ilaria Strippoli, Monica Pentassuglia)

foto tratte dall’album L’arte a 360° reportage fotografico di Francesca Sigrisi (foto 1,2,4) e Giorgio Cavaglieri (foto2)

recensione del Concerto apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 19 Giugno 2012

Concerto Duo Gabriele e Mirco Ceci

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Gabriele e Mirco Ceci

Nell’ambito della rassegna in corso dei Concerti di Classica organizzata da Gianna Valente, Nilla Pappadopoli e Stefano Augelli con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Mola, si è esibito questa sera 3 giugno 2012 presso il Teatro Comunale N. van Westerhout il Duo violino-pianoforte Gabriele e Mirco Ceci.  Prima parte dedicata in prevalenza a Beethoven. Le sei Bagattelle op. 126 sono brani di speciale delicatezza che rappresentano una fase del repertorio beethoveniano a metà tra il salottiero e l’esplorativo, sono state interpretate dal giovane Mirco con un approccio meditativo, ma allo stesso tempo con scioltezza e con la necessaria brillantezza richiesta da tempi rapidi e cromatismi. In effetti le Bagattelle op.126 rappresentano una fase di maturità avanzata di Beethoven  (sono l’ultima opera per pianoforte in catalogo) che ne parlò ai suoi amici come delle migliori che avesse mai scritto nel genere e prescrisse che esse venissero eseguite consecutivamente. Le terze discendenti che ne caratterizzano la progressione ricorderebbero soluzioni simili usate nell’Eroica e anche nella Sonata Hammerklavier.
A seguire, la meravigliosa Fantasia in sol di Nino Rota, opera del 1945, ricca di straordinarie suggestioni valorizzate in maniera ammirevole dal pianoforte di Mirco Ceci, con richiami dal sapore respighiano (un richiamo soprattutto ai Pini di Roma e alle catacombe della via Appia) o se vogliamo debussiano.
Alla presenza dell’autore Nicola Scardicchio,  il pianista ha poi eseguito la Sonatina d’inverno (Allegretto, Adagio, Rondò, Allegro non troppo ) una piccola chicca che conserva intatto il sapore rotiano del fraseggio e della melodia, confermando in Scardicchio il vero continuatore del pensiero rotiano in fatto di stile compositivo. Certo, poi  nel Rondò-Allegro finale, si coglie il librarsi  verso un altro cielo che lo porta lontano da Rota verso mete scelte in maniera autonoma. Brano di non facile esecuzione, che ha meritato l’apprezzamento all’interprete dello stesso autore a fine brano.

La serata è stata presentata da Nilla Pappadopoli

La seconda parte è stata dedicata a Franz Schubert con la Sonata in La Magg. per violino e pianoforte D574 (Allegro moderato Scherzo presto Andantino Allegro vivace).  Composta nel 1817 e pubblicata postuma, questo brano conserva una notevole unità tematica con passaggi virtuosistici che ricordano il Beethoven della Primavera, ma che rivela l’inesauribile fonte dell’ispirazione melodica di Schubert. Gabriele Ceci ha fornito una prova superba sia per gli aspetti tecnici che, e soprattutto, per quelli interpretativi dimostrando un livello di maturazione elevato per un giovane della sua età anagrafica. Il dialogo tra piano e violino è stato a mio giudizio di quelli che si riscontrano raramente, se non appunto in coppie affiatate come i due fratelli, per di più supportati, si immagina, da due superconsulenti nel campo quali padre pianista e madre violinista del livello che conosciamo. Molto suggestiva la chiusa finale, l’Allegro vivace della Sonata, ampiamente ‘respirata’  e coinvolgente.
In definitiva, una serata da incorniciare per la famiglia Ceci che promette traguardi ambiziosi per entrambi gli esecutori.

Beethoven in 80 minuti

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L’altro giorno ho acquistato in edicola il DVD ‘Beethoven – Dove osa l’armonia’, la prima uscita di una nuova serie di Repubblica-L’Espresso denominata I segreti della musica, nella quale Corrado Augias e il M° Giuseppe Modugno raccontano in soli 80 minuti la storia affascinante di un Beethoven tratteggiato a grandi linee. L’intenzione è lodevole e l’operazione interessante. Vengono illustrati gli aspetti innovativi della musica beethoveniana con esempi tratti soprattutto dalle Sonate. La mia impressione generale è positiva e nel complesso lo scopo di divulgazione della figura del musicista mi sembra felicemente conseguito.

Ho però qualche perplessità. La prima è che nel tentativo di interessare il grande pubblico si possano deformare le verità storiche e perfino il carattere essenziale dell’artista. Faccio un esempio concreto: Augias parla nella parte iniziale della famiglia di Beethoven e ne descrive il padre modesto baritono e quasi alcolizzato, lasciando intendere che Beethoven sia nato in una famiglia senza grandi aspirazioni musicali. In realtà, come viene chiaramente illustrato in una fonte biografica della qualità di Solomon Maynard (cui peraltro anche gli autori del DVD attingono) la figura dominante della famiglia Beethoven era suo nonno, che nella vita musicale di Bonn era personaggio di grande rilievo. Fu grazie al nonno che il piccolo Ludwig potè esibire le prime proprie composizioni, vestito nella livrea che era allora obbligo indossare per i musicisti di corte. Beethoven aveva una grande devozione per suo nonno, mentre suo padre fu persona effettivamente inadeguata, probabilmente anche schiacciato dalla figura del nonno, che verso la fine della sua vita cominciò a ubriacarsi nelle bettole di Bonn e dal quale il giovane Beethoven stesso andò a recuperarlo in alcune circostanze. In sintesi, la descrizione di Augias trascura il fatto che Beethoven non fu in effetti un figlio di nessuno, ma qualcuno con una entratura a corte. Punto primo.

La seconda perplessità è che si parla in prevalenza di un Beethoven tragico, anziano e malaticcio, mentre si trascura la fase del giovane e brillante interprete e compositore  capace in futuro di soggiogare gli aristocratici viennesi e di convincerli a dargli pensino un vitalizio ‘consorziale’ privato all’epoca inusitato. Nel rapporto con Haydn c’è l’episodio gustoso, che non viene raccontato, di quando il vecchio maestro, che ospitava il giovane di Bonn giunto con una borsa di studio, scoprì che Ludwig gli aveva chiesto dei soldi allegando il mancato invio delle somme da Bonn e scoprendo poi che invece le somme gli erano state regolarmente inviate. L’episodio venne perdonato da Haydn con spirito paterno e il rapporto si deteriorò soltanto per motivi artistici, cioè quando Beethoven cominciò a scrivere brani fuori dalle righe nell’ottica di Haydn.

L’ultimo appunto che mi sento di fare è che nella presentazione cronologicamente disordinata si vuole limitare la sperimentazione beethoveniana alla musica per pianoforte, mentre si trascura il ruolo principale assunto dai quartetti d’archi nella fase ultima della vita del maestro. Col procedere della sua maturazione a me sembra che Beethoven sperimentasse le sue innovazioni, prima che in orchestra, nella composizione quartettistica. I quartetti Razumovsky presentano delle chiare anticipazioni di soluzioni adottate nella Quinta Sinfonia. L’ultima fase, quella della Grande Fuga, vede Beethoven pensare nei  termini di una musica del futuro, peraltro incompresa dai suoi più stretti amici, che lo proietta direttamente nel Novecento, saltando a piè pari tutto il mezzo e fine Ottocento musicale, complice come al solito lo studio di Bach che a un certo punto ha preso tutti i più grandi musicisti.

Non si può negare che la sintesi debba necessariamente sacrificare qualcosa. Ma un Beethoven meno triste da parte di Corrado Augias, che pure è un grande affabulatore, l’avrei gradito. Invece del tutto positivo il mio giudizio sul M° Modugno il cui ruolo è veramente ben interpretato in questa nuova avventura.

http://temi.repubblica.it/iniziative-isegretidellamusica/2012/03/30/introduzione-augias-beethoven/

Cosa c’entra Allevi con la musica classica?

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Sì, parlo proprio di lui. Il pianista capellone che ritrovo ormai su tutti gli scaffali di musica classica quando vado a cercare qualche novità. Nella rigida separazione dei generi musicali che viene applicata negli scaffali dei negozi di musica, Feltrinelli per citare il più frequentato da me, Giovanni Allevi precede di poco Johann Sebastian Bach. In genere si diventa classici dopo la propria morte e alcuni ci mettono un bel pezzo prima di farlo. Questo per gli autori, ovviamente. Per gli esecutori la strada è più rapida. Ma qui, parliamo degli specialisti del repertorio classico. Se uno fa musica d’intrattenimento, alla Stephen Schlaks per intenderci, in genere trova posto nella collezione accanto. Giovanni Allevi non sembra uno che si tiri indietro e l’enormità della propria fama non lo spaventa affatto. Riempie le sue performance dal vivo pur richiedendo biglietti consistenti e cashet adeguati alla sua notorietà. Il ridanciano novello Mozart mi ha commosso durante una intervista che mi è capitato di vedere tempo fa nella quale racconta quando, sul palcoscenico di una recita scolastica delle elementari, se non dell’asilo, non ricordo bene, invece di svolgere la parte di recitazione che gli era stata assegnata, si diresse verso il pianoforte presente sulla scena e, non avendo mai studiato lo strumento, imbastì l’esecuzione di un brano di Mozart, lasciando ovviamente stupefatto il pubblico (questo lo raccontava alla lettera lui stesso condendolo di pudiche risatine). Avete capito quale destino si preannunciava per questo giovane slanciato e boccoluto? Torno al punto. Che sia osannato da folle plaudenti e anche, si potrebbe pensare, da amici di qualche potere nel campo della politica con riflessi nel mondo artistico, nulla di male. Ma perchè debordare dal settore pop o jazz o rock (o che altro è) nel settore della musica classica non lo capisco proprio. Perchè dirigere una orchestra di classica nell’emiciclo del Senato della Repubblica Italiana con gesti direttoriali che sfioravano il comico (non essendo evidentemente suo mestiere). Perchè soprattutto offendere l’intelligenza di quel pubblico della classica che riconosce immediatamente la differenza tra un musicista tecnicamente abile, ma normalmente sottopagato, che dopo anni di Conservatorio e di master non riesce a trovare uno straccio di stipendio e un furbo venditore di pianistiche melensaggini con una parlantina sciolta ma pseudo-incespicante? Suonare con una orchestra (Evolution, 2008) non basta per definirsi autore di musica classica moderna, come invece pare che faccia (vedi link alla voce relativa di Wikipedia)
Mi rendo conto che questo giudizio non piacerà a tanti e a tante, sinceramente convinti che il buon Allevi suoni brani di musica classica. E devo dire che ne incontro spesso! Te lo confessano in maniera complice che loro ammirano Allevi. E non sei anche tu del gruppo? No. Non sono del gruppo. Sono convinto che fin quando Allevi sta nel settore di banco vendita che gli compete va benissimo. Ma trovarlo prima di Bach, lo confesso, mi procura qualche problema. Le contaminazioni tra generi vanno bene se sono artisticamente produttive (che so, il Trio Lussier che reinterpreta Bach in jazz), ma non quando sono delle mistificazioni o non esistono proprio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Allevi

Un Debussy tridimensionale – Concerto di Gianna Valente alla Vallisa

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Gianna Valente alla Vallisa

Il suggestivo scenario della Vallisa per Dedicato a..Claude Debussy


L’altra sera, parlo dello scorso martedì 15 maggio 2012, sono stato alla Vallisa. Gianna Valente ha aperto il ciclo di concerti della Camerata ‘Dedicato a..’ con un programma integralmente dedicato a Claude Debussy (Danse bohemienne, Deux arabesques, Valse romantique, Children’s corner, Estampes, Images I serie) davanti a un pubblico delle grandi occasioni sia per numero che per qualità ‘musicale’.
Nota come concertista di elevato livello e ancor più come didatta del Conservatorio di Bari, dove ha una classe di pianoforte che nel tempo ha sfornato allievi di successo, Gianna Valente ha dato vita a una serata di musica tra le più memorabili che io ricordi per la Vallisa e per Bari. Debussy è un musicista complesso che, soprattutto nell’ambito della musica pianistica, ha sviluppato un nuovo modo di suonare uno strumento che si era già dimostrato capace di passare dalla sensibilità malinconica di Chopin al pieno orchestrale di Listz. Le molte vite del pianoforte lo rendono uno strumento a se stante, difficile da dominare pienamente e talvolta ingombrante come il classico elefante in una cristalleria. La produzione cronologicamente estesa delle opere presentate (1880-1908) ha dato modo alla pianista di illustrare i diversi risultati e la loro intrinseca evoluzione nell’ambito del pensiero musicale di Debussy. Due brani (Danse bohemienne-1880 e Valse romantique-1890) sono anche stati una prima assoluta per Bari e per la Camerata.
Quello che mi ha più impressionato è stata la capacità di Gianna Valente di creare una interpretazione nitida e molto suggestiva di pezzi con caratteristiche assai varie, lasciando all’ascoltatore la sensazione di una immagine tridimensionale ‘ad alta risoluzione’ del brano, ologramma dove i dettagli e le diverse idee musicali erano sempre chiaramente intelligibili. Per un tempo infinito il pianoforte si è trasformato in un autentica lanterna magica come quelle che narrano storie sui muri delle stanzette dei bimbi (impressionante questo effetto soprattutto nelle Estampes-1903). La severa nudità della Chiesa della Vallisa si è fatta palcoscenico della storia che ogni brano ha raccontato (essere a Granada in La soirée dans Grenade, perdersi nel malinconico rincorrersi dei grappoli di note dei Jardins sous la pluie). Senza la minima imprecisione, con un continuum assolutamente immersivo, cosa assai rara in un concerto dal vivo, come accadeva solo in quelli di Benedetti Michelangeli. La qualità esecutiva è senz’altro la più alta alla quale mi sia stato dato di assistere dal vivo nei concerti di Gianna e per bellezza posso solo paragonarla nella mia memoria alla splendida Brasileira di Milhaud che il duo Ferrari-Valente eseguiva abitualmente nelle proprie performance.
Al termine del concerto Gianna Valente ha voluto dedicare uno straordinario bis (Clair de lune), oltre che al pubblico, anche a un allievo che ha cominciato da poco a misurarsi con il pianismo di Debussy. Una conferma che si sovrappongono in lei la figura del ‘Maestro Gianna Valente’, il brillante esecutore, e la ‘Maestra Gianna Valente’, il caposcuola capace di intersecare con generosità il vissuto personale oltre che musicale dei propri allievi. Solo così si spiega il fatto che una così brillante concertista sia rimasta, per nostra fortuna, ancorata alla sua cattedra del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e non svolazzi per i palcoscenici e le sale di registrazione d’Europa e del Mondo, come a mio giudizio potrebbe se solo lo volesse.
In definitiva, una sinossi dello scibile debussiano estremamente efficace e un evento al quale pensare in futuro come ‘C’ero anch’io quella sera!’. Del resto, a provare queste sensazioni non devo essere stato solo se, come credo, la recensione di un critico musicale del livello di Nicola Sbisà (Gazzetta del Mezzogiorno, 17 maggio 2012, pag.62) esprime, per quanto concesso al linguaggio obbligatoriamente misurato del critico professionista, una entusiastica approvazione della performance.

Vito Marangelli

Il Concerto del Maestro Michele Marvulli a Mola, tratto da Fax-edizione Mola

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Ho deciso di pubblicare nel blog un articolo che ho scritto per l’evento e che è stato pubblicato dal giornale Fax- edizione Mola, perchè anche chi non ha potuto leggerlo possa rintracciarlo in maniera stabile. E’ un omaggio a un grande musicista e al suo indomito spirito.

Il Concerto del M° Michele Marvulli dal titolo ‘Ricordando Nino Rota’ ha dato avvio domenica 19 maggio alla Rassegna dei Concerti di Classica organizzata presso il Teatro Comunale Niccolò van Westerhout dal Comitato per la Diffusione della Cultura Musicale e dal Comune di Mola di Bari col supporto dell’AVIS. Introdotto dalla prof.ssa Nilla Pappadopoli Michele Marvulli ha intessuto un appassionante racconto della sua collaborazione con Nino Rota, di cui è appena ricorso il Centenario della nascita. Alternando l’analisi e la storia delle musiche di Rota alla brillante esecuzione di frammenti della sua vasta produzione musicale (temi dal Padrino, Concerto Soirée e tanti altri) Michele Marvulli ha dato prova di straordinarie qualità di ‘storyteller’ affabulando il numeroso pubblico presente con aneddoti per la maggior parte inediti. Pianista di straordinario livello, direttore d’orchestra e soprattutto didatta di grandi capacità, Marvulli è un riconosciuto caposcuola del pianismo barese avendo avuto tra i suoi allievi esecutori di rinomanza internazionale, molti dei quali presenti all’evento. Il ricordo di episodi legati alle origini del Conservatorio barese ha divertito molto il pubblico che ha tributato ripetutamente applausi entusiastiImageci alla performance del maestro. E’ risultato evidente che Marvulli non ha soltanto lasciato ai suoi allievi delle nozioni di tecnica pianistica, ma anche molta parte del suo cuore, come testimoniato dall’affettuoso saluto che gli ex-allievi gli hanno rivolto a fine serata. Il maestro ha inoltre ricordato con commozione di aver inaugurato nel 1972 il rinato Teatro van Westerhout in qualità di solista nel concerto diretto dal M° Rota. Nilla Pappadopoli, organizzatrice della Rassegna insieme all’instancabile M° Giovanna Valente del Conservatorio di Bari e a Stefano Augelli, ha sottolineato molto efficacemente come il Comitato adempia da oltre ventanni a una ‘mission’ che intende offrire l’esperienza del palcoscenico non solo a interpreti affermati, ma soprattutto a giovani e dotati musicisti in genere snobbati da quanti identificano la qualità delle performance nella notorietà degli artisti. La Puglia è una terra che da sempre genera musicisti di grande spessore e giovani esecutori che nel loro impegno non guardano alla grandezza della piazza, come invece sovente accade ai nomi di grido. Per nostra fortuna Mola ha nel tempo sviluppato una sinergia tra un pubblico appassionato e competente in ambito musicale e il necessario e costante supporto dell’Amministrazione Comunale, come sottolineato dagli Assessori Iacoviello e Carbonara intervenuti in chiusura. Nel bis finale Marvulli ha improvvisato una spiritosa versione jazz del beethoveniano ‘Per Elisa’ postata già qualche ora dopo su YouTube.
Tra i prossimi appuntamenti della rassegna è previsto il 9 marzo un Concerto dell’Orchestra Harmoniae (dir. M° Nilla Pappadopoli, pianoforte M° Stefano Augelli).

Vito Marangelli

Concerto pianistico duo Loforese – Fortunato, 29 aprile 2012

Le pianiste Stefania Loforese e Isabella Fortunato si sono esibite il 29 aprile 2012 presso il Teatro Niccolò van Westerhout di Mola per la rassegna Concerti del Conservatorio in un quattro mani pianistico.
La sonata di Mozart è stata eseguita in maniera brillante con ottima coordinazione. Dai 6 pezzi di Rachmaninov op.11 sono stati eseguiti la Barcarolle, Romance e Scherzo, brani intensamente romantici che hanno sfidato maggiormente le capacità delle due giovani interpreti, animate comunque da una notevole dose di trasporto. Romance è un pezzo di eccezionale diffcoltà interpretativa per l’ascesa infinita che la melodia percorre in un tetro paesaggio della memoria. Anche lo Scherzo si dipana nella stessa ambientazione cupa, con una tecnica compositiva che richiama l’atonalità e il parossismo di Shostakovic.
La seconda parte ha compreso La Valse di Maurice Ravel, raffinata parodia del Valzer, che rammenta da vicino e porta a estreme conseguenze l’analoga parodia di Richard Strauss in Also sprach Zarahustra. Il ballo si svolge in una vorticosa e attonita atmosfera che porta i ballerini a distrarsi in gesti scomposti, mentre sequenze stalunate e febbrili ricordano da vicino le sonate di Scriabin, fino a esiti che conducono alla dissoluzione della musica stessa.
Fantastici i tre preludi di Gershwin, molto ben intertpretati.
Nel complesso un buon programma che ha spaziato dal classicismo viennese di Mozart alle avanguardie di fine Ottocento al Jazz colto di George Gershwin.

Concerto del Trio Rospigliosi

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Il trio Rospigliosi è formato da tre esecutori pisani di esperienza internazionale tra cui, pisana apparentemente solo di adozione la giapponese Rieko Okuma al flauto, Lapo Vannucci alla chitarra, Luca Torrigiani al pianoforte. Si sono esibiti nell’ambito della Rassegna ‘Concerti di Classica’ organizzata dalla prof.ssa Gianna Valente, Nilla Pappadopoli e Stefano Augelli presso il Teatro Niccolò van Westerhout di Mola di Bari domenica 13 maggio 2012.
Il primo tempo del concerto è cominciato con tre brani del compositore torinese Luigi Giachino che li ha proprio dedicati al trio. Dal titolo e dall’atmosfera accattivante, Luce di Luna, Volti sognati e Luna sui Balzi rossi. A seguire i Cuatro piezas por Latin Suite per chitarra e pianoforte di Schwertberger sono brani di autore contemporaneo e composizione collaborativa, una tecnica nella quale a turno i musicisti guidano l’esposizione dei temi, con un eccezionale interplay tra chitarra e pianoforte. I due strumenti, apparentemente incompatibili tra loro, si integrano invece perfettamente, soprattutto nel terzo dei brani nel quale una atmosfera medievale e incantata culla l’ascoltatore.
Tango e Fantasia per flauto e pianoforte di Jacobe Gade estende il tema latino scelto come keynote della serata con una melodia tanghera molto nota (quella di Se amor vuol dir gelosia, per intenderci) sulla quale si sviluppano acrobazie spettacolari del flauto di Rieko Okuma.
Strati 1-4 del palermitano Francesco Di Fiore si fonda su un gioco di addizione per strati che si sovrappongono con l’apporto progressivo di elementi strumentali e, con un gioco di parole del dialetto palermitano, anche l’indicazione di un percorso, di una ‘strada’ (la strati, appunto). Quest’ultimo brano risulta particolarmente efficace nel richiamare assolati paesaggi meridionali saturi di colore e di emozione aggiungendo note di meditazione all’esibizione di un trio particolarmente capace di calarsi perfettamente in queste atmosfere. Strati 4 è dominato da un moto perpetuo che esita in una sospensione improvvisa della tensione nel finale.


La seconda parte, intesa come omaggio all’arte operistica di Gioacchino Rossini, ha preso avvio con la Cavatina ‘Una voce poco fa’ di Anton Diabelli per flauto e pianoforte dal Barbiere di Siviglia eseguita con discreta brillantezza con l’effetto di coinvolgimento sempre straordinario prodotto dalla musica rossiniana, effetto proseguito con la Fantasia sulla Gazza Ladra per flauto e chitarra di Fernando Carulli in cui la chitarra di Lapo Vannucci ha aggiunto una verve particolare alla funzione di basso continuo imposta dallo spartito. Flauto e chitarra si sono poi alternati in passaggi virtuosistici particolarmente apprezzati dal pubblico.
Il programma ufficiale del concerto si è chiuso con il brano contemporaneo Tarantrio di Francesco De Santis, autore presente in sala tra il pubblico e salito sul palco poi a congratularsi con gli esecutori. Il pianoforte di Luca Torregiani si è sempre mostrato capace di un eccellente supporto.
Nel bis un altro incantevole brano di Giachino, Il mondo di Bianca.
In definitiva un’ottima interpretazione del trio Rospigliosi di un programma di un mondo musicale a pastelli, delicato e sensibile, come attestato dai calorosi applausi del pubblico accorso non solo da Mola.

Vito Marangelli