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Gabriele e Mirco Ceci

Nell’ambito della rassegna in corso dei Concerti di Classica organizzata da Gianna Valente, Nilla Pappadopoli e Stefano Augelli con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Mola, si è esibito questa sera 3 giugno 2012 presso il Teatro Comunale N. van Westerhout il Duo violino-pianoforte Gabriele e Mirco Ceci.  Prima parte dedicata in prevalenza a Beethoven. Le sei Bagattelle op. 126 sono brani di speciale delicatezza che rappresentano una fase del repertorio beethoveniano a metà tra il salottiero e l’esplorativo, sono state interpretate dal giovane Mirco con un approccio meditativo, ma allo stesso tempo con scioltezza e con la necessaria brillantezza richiesta da tempi rapidi e cromatismi. In effetti le Bagattelle op.126 rappresentano una fase di maturità avanzata di Beethoven  (sono l’ultima opera per pianoforte in catalogo) che ne parlò ai suoi amici come delle migliori che avesse mai scritto nel genere e prescrisse che esse venissero eseguite consecutivamente. Le terze discendenti che ne caratterizzano la progressione ricorderebbero soluzioni simili usate nell’Eroica e anche nella Sonata Hammerklavier.
A seguire, la meravigliosa Fantasia in sol di Nino Rota, opera del 1945, ricca di straordinarie suggestioni valorizzate in maniera ammirevole dal pianoforte di Mirco Ceci, con richiami dal sapore respighiano (un richiamo soprattutto ai Pini di Roma e alle catacombe della via Appia) o se vogliamo debussiano.
Alla presenza dell’autore Nicola Scardicchio,  il pianista ha poi eseguito la Sonatina d’inverno (Allegretto, Adagio, Rondò, Allegro non troppo ) una piccola chicca che conserva intatto il sapore rotiano del fraseggio e della melodia, confermando in Scardicchio il vero continuatore del pensiero rotiano in fatto di stile compositivo. Certo, poi  nel Rondò-Allegro finale, si coglie il librarsi  verso un altro cielo che lo porta lontano da Rota verso mete scelte in maniera autonoma. Brano di non facile esecuzione, che ha meritato l’apprezzamento all’interprete dello stesso autore a fine brano.

La serata è stata presentata da Nilla Pappadopoli

La seconda parte è stata dedicata a Franz Schubert con la Sonata in La Magg. per violino e pianoforte D574 (Allegro moderato Scherzo presto Andantino Allegro vivace).  Composta nel 1817 e pubblicata postuma, questo brano conserva una notevole unità tematica con passaggi virtuosistici che ricordano il Beethoven della Primavera, ma che rivela l’inesauribile fonte dell’ispirazione melodica di Schubert. Gabriele Ceci ha fornito una prova superba sia per gli aspetti tecnici che, e soprattutto, per quelli interpretativi dimostrando un livello di maturazione elevato per un giovane della sua età anagrafica. Il dialogo tra piano e violino è stato a mio giudizio di quelli che si riscontrano raramente, se non appunto in coppie affiatate come i due fratelli, per di più supportati, si immagina, da due superconsulenti nel campo quali padre pianista e madre violinista del livello che conosciamo. Molto suggestiva la chiusa finale, l’Allegro vivace della Sonata, ampiamente ‘respirata’  e coinvolgente.
In definitiva, una serata da incorniciare per la famiglia Ceci che promette traguardi ambiziosi per entrambi gli esecutori.