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L’altro giorno ho acquistato in edicola il DVD ‘Beethoven – Dove osa l’armonia’, la prima uscita di una nuova serie di Repubblica-L’Espresso denominata I segreti della musica, nella quale Corrado Augias e il M° Giuseppe Modugno raccontano in soli 80 minuti la storia affascinante di un Beethoven tratteggiato a grandi linee. L’intenzione è lodevole e l’operazione interessante. Vengono illustrati gli aspetti innovativi della musica beethoveniana con esempi tratti soprattutto dalle Sonate. La mia impressione generale è positiva e nel complesso lo scopo di divulgazione della figura del musicista mi sembra felicemente conseguito.

Ho però qualche perplessità. La prima è che nel tentativo di interessare il grande pubblico si possano deformare le verità storiche e perfino il carattere essenziale dell’artista. Faccio un esempio concreto: Augias parla nella parte iniziale della famiglia di Beethoven e ne descrive il padre modesto baritono e quasi alcolizzato, lasciando intendere che Beethoven sia nato in una famiglia senza grandi aspirazioni musicali. In realtà, come viene chiaramente illustrato in una fonte biografica della qualità di Solomon Maynard (cui peraltro anche gli autori del DVD attingono) la figura dominante della famiglia Beethoven era suo nonno, che nella vita musicale di Bonn era personaggio di grande rilievo. Fu grazie al nonno che il piccolo Ludwig potè esibire le prime proprie composizioni, vestito nella livrea che era allora obbligo indossare per i musicisti di corte. Beethoven aveva una grande devozione per suo nonno, mentre suo padre fu persona effettivamente inadeguata, probabilmente anche schiacciato dalla figura del nonno, che verso la fine della sua vita cominciò a ubriacarsi nelle bettole di Bonn e dal quale il giovane Beethoven stesso andò a recuperarlo in alcune circostanze. In sintesi, la descrizione di Augias trascura il fatto che Beethoven non fu in effetti un figlio di nessuno, ma qualcuno con una entratura a corte. Punto primo.

La seconda perplessità è che si parla in prevalenza di un Beethoven tragico, anziano e malaticcio, mentre si trascura la fase del giovane e brillante interprete e compositore  capace in futuro di soggiogare gli aristocratici viennesi e di convincerli a dargli pensino un vitalizio ‘consorziale’ privato all’epoca inusitato. Nel rapporto con Haydn c’è l’episodio gustoso, che non viene raccontato, di quando il vecchio maestro, che ospitava il giovane di Bonn giunto con una borsa di studio, scoprì che Ludwig gli aveva chiesto dei soldi allegando il mancato invio delle somme da Bonn e scoprendo poi che invece le somme gli erano state regolarmente inviate. L’episodio venne perdonato da Haydn con spirito paterno e il rapporto si deteriorò soltanto per motivi artistici, cioè quando Beethoven cominciò a scrivere brani fuori dalle righe nell’ottica di Haydn.

L’ultimo appunto che mi sento di fare è che nella presentazione cronologicamente disordinata si vuole limitare la sperimentazione beethoveniana alla musica per pianoforte, mentre si trascura il ruolo principale assunto dai quartetti d’archi nella fase ultima della vita del maestro. Col procedere della sua maturazione a me sembra che Beethoven sperimentasse le sue innovazioni, prima che in orchestra, nella composizione quartettistica. I quartetti Razumovsky presentano delle chiare anticipazioni di soluzioni adottate nella Quinta Sinfonia. L’ultima fase, quella della Grande Fuga, vede Beethoven pensare nei  termini di una musica del futuro, peraltro incompresa dai suoi più stretti amici, che lo proietta direttamente nel Novecento, saltando a piè pari tutto il mezzo e fine Ottocento musicale, complice come al solito lo studio di Bach che a un certo punto ha preso tutti i più grandi musicisti.

Non si può negare che la sintesi debba necessariamente sacrificare qualcosa. Ma un Beethoven meno triste da parte di Corrado Augias, che pure è un grande affabulatore, l’avrei gradito. Invece del tutto positivo il mio giudizio sul M° Modugno il cui ruolo è veramente ben interpretato in questa nuova avventura.

http://temi.repubblica.it/iniziative-isegretidellamusica/2012/03/30/introduzione-augias-beethoven/